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Sulle strade del mito.

Sulle strade del mito.

Profumi, colori, sapori, tra memoria e scoperta


giugno 2004

“Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno ti insegue su quello stradone …”, così De Gregori canta il campione di Novi Ligure, ma oggi ci siamo noi a inseguire i ricordi in sella ad una bici.
Novi … Merella … la strada scorre sotto alle nostre ruote tra campi di grano maturo, colori e profumi, esaltati dal caldo, che colpiscono i nostri sensi.
… Villarvernia … Cassano Spinola … non dura molto la pacchia, e si inizia a salire: “Ma è una collina o l’Izoard?”; d’altra parte sui cartelli c’è scritto “Le strade di Coppi”, su questi strappi il Campionissimo ha affinato le sue doti prima di spiccare il volo verso il mito.
… Gavazzana, da dove la vista spazia sulla valle dello Scrivia, è la prima sosta, e la fontana presso la chiesa il primo ristoro.
… giù … su … giù … su … inizia l’ottovolante sulle colline a cavallo tra Monferrato e Oltrepò Pavese, tra filari ordinati come chiome appena pettinate.
Dopo il giallo del grano, sono il viola e il rosso acceso a colpire la vista: lavanda e papaveri; peccato non poter soddisfare anche il palato, si dovrà tornare a settembre per quello, quando i grappoli saranno pronti per essere trasformati in vino, ma c’è il tempo per quattro chiacchiere con i contadini: con i tagli agli organici annunciati dal Ministro può tornare utile conoscere quanto rende un ettaro di Lavandula officinalis. Dopo un’ultima rampa ecco Castellania, il tempio di ogni ciclista, l’ultima dimora di Fausto e del fratello Serse, quel fratello di cui forse pochi oggi conoscono l’esistenza, onesto corridore ma nulla più anche se vincitore di una Parigi-Roubaix, che l’ha preceduto nel tragico destino: morto in seguito ad una caduta in gara tradito dalle rotaie del tram.
Il monumento funebre con le più importanti vittorie dell’Airone scolpite nel marmo, le urne con la terra delle montagne che ha domato, le maglie che altri campioni hanno voluto lasciare qui come doveroso omaggio al più grande di tutti, ancora una tappa presso la casa natale e si riprende.
Il giro programmato ormai è saltato, le soste ci hanno portato fuori dai tempi previsti, occorre trovare un percorso alternativo; visto che siamo nelle vicinanze si potrebbe fare una visita parenti anche se non programmata, tanto più che la strada è quasi tutta in discesa … quasi.
Saranno almeno vent’anni che non vengo più da queste parti, ormai ci si vede solo ai funerali dei parenti, ma … fine anni sessanta … tempo di vendemmia … sono state quelle le prime ferie passate lontano da casa.
… la grande cascina … le castagne d’india viste qui per la prima volta, così diverse da quelle che c’erano nei boschi di casa, il grosso cane nero sempre legato alla catena che gli permetteva però di attraversare l’enorme cortile, le cantine con le grandi botti, pomeriggi assolati, la raccolta dell’uva, l’odore del mosto, i racconti dei grandi mentre il sole scompare, le bottiglie delle annate migliori portate a casa per essere stappate nelle occasioni importanti … ma soprattutto la ripida salita per raggiungerla.
Ora non esiste più niente di tutto questo, gli anziani genitori ormai in pensione abitano in una casetta a pochi metri dal cancello d’ingresso, le figlie hanno scelto altri lavori, fortunatamente anche la grande salita è meno grande e ripida di quanto ricordassi, i soliti scherzi dei ricordi da bambino.
Quella che non è cambiata è l’ospitalità contadina e sarebbe poco cortese non accettare l’invito ad entrare.
Il menù non è proprio da atleti, ma il cibo genuino e il buon vino sono tra i pochi piaceri della vita, se poi ad essi si accompagna anche una piacevole chiacchierata …
Ripartiamo ad andatura molto turistica in mezzo ai vigneti di Cortese, pochi chilometri ed eccoci a Tortona con visita al Santuario della Madonna della Guardia, voluto dal beato D. Orione, sormontata dalla statua dorata (12 m.) della Madonna con Bambino.
È ormai ora di rientrare a Novi, i carboidrati ingeriti sotto forma di barbera ci consentono di vincere anche il vento contrario, e dopo 85 km siamo di nuovo di fronte al Museo dei Campionissimi.
In fondo la visita ad esso è il motivo per cui siamo venuti fin qui; ora possiamo gustarci, seduti su comode sedie, i filmati e le foto che raccontano i campioni che hanno fatto grande il ciclismo, osservare come il mezzo meccanico si è evoluto nel corso degli anni, e progettare nuovi itinerari.

Circa l'autore

Pellegrino Bearlü

"Professore di Educazione Fisica, a cui dedica tutta la sua passione, praticamente da sempre. Allenatore di Atletica presso una società sportiva. Amante della Bici da Corsa, ma spesso traviato dal Team sulle ruote grasse. Componente della "Pattuglia Astrale", costola del Team DAHÜ che si dedica alle lunghe distanze, ha raggiunto Roma percorrendo la via Francigena nel 2010 e i Sentieri Francescani fra Toscana e Umbria nel 2011"

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