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Colle Assietta e Lago Berg del Laus

Colle Assietta e Lago Berg del Laus

26/27 maggio 2011

Agli Amici e lettori delle avventure dei

Io, Ettore/Re Leone, umile estensore di queste brevi memorie cicloalpinistiche

Vi prego di volermi bonariamente scusare se prima di introdurvi nel cuore del racconto vorrò dare le presentazioni di prammatica.
Operazione necessaria vista la presenza gradita, che auspichiamo continuativa, di nuove leve.
Come un noto coretto di molti anni or sono siamo addirittura in otto. Cifra quasi folle per il Team Dahü abituato normalmente a contarsi sulle dita di una mano.
Ve li elencherò nell’ordine in cui, all’alba delle cinque di questo sabato, li ho raccolti lungo la strada.
Non ho parole adatte a presentare il primo. Questa mattina non le ha neanche lui: lo prendo su afono e febbricitante al punto da lasciare a casa la bici per evitare tentazioni. Onore al merito ad Armando/Cenerentola.
Poco sotto contrada Benzio in quel di il gruppo si infoltisce. Pronti e attenti, padre e figlio, alias Famiglia Pellanda, Gabriele e Marco. Nuove leve del gruppo a cui occorre un attenzione particolare. Atleti di rango entrambi, podista con vertebre acciaccate in attesa di revisione il Grande, calciatore dal cartellino conteso in tutta la valle Pellanda il Piccolo.
Pochi chilometri più a valle ed ecco Roberto/Il Capitano già in attesa sul cancello di casa pronto a separarsi dal suo affezionato quadrupede. Tutti a bordo e via verso gli ultimi che scalpitano nell’attesa. Mauro/ alias Nobile da Lessona, predisposto alle sue geremiadi mattutine. Oggi viaggia con l’alta aristocrazia della mtb: Gianni/Marchese della Prolunga. Infine issiamo a bordo del convoglio Claudio/Duracell, astuto giocatore d’azzardo che rilancia il jolly/pernotto inutilizzato dello scorso anno provando a farla(a)Franca.
Il diluvio della notte precedente ci regala un cielo azzurro senza la più piccola traccia di umidità. Per dirla tutta, non potevamo sperare di meglio, il fine settimana parte con un meteo a dir poco splendido. La trasferta parte sotto i migliori auspici. La levataccia ci permette di arrivare in quel di Pracatinat (Val Chisone) precedendo il traffico di appassionati che a breve si riverseranno sulle strade della valle per assistere allo spettacolo del Giro d’Italia. Il nostro avvicinamento alla tappa Verbania – Sestriere ci vede in sella alle nove diretti verso il Serre Marie. Salutato l’appiedato Armando partiamo. Non abbiate timore! Anche Cenerentola troverà modo ed energie per salire al colle ad entusiasmarsi per la tappa. Saliamo in compagnia di molti altri appassionati che, in bici o a piedi, puntano al Colle delle Finestre. Pian dell’Alpe è spettacolare, una infinita distesa giallo verde interseca la strada che sale da Usseaux. Per noi è un punto di passaggio, obbligato quanto piacevole, verso il Colle dell’Assietta. La sterrata inizia poco oltre. Stiamo pedalando sulla strada provinciale più alta d’Europa che, come ogni anno verrà (purtroppo) aperta a giugno anche al traffico veicolare. Siamo già stati qui a pedalare in occasione del Giro 2005. Ricordiamo i passaggi di Savoldelli, che vinse il Giro con salite tattiche e discese da cardiopalma; l’abile Di Luca, funambolo sullo sterrato delle Finestre e le fatiche degli ignoti gregari che, oggi come ieri, determinano il successo del campione. L’aria fresca e la pendenza regolare stemperano la fatica. Avvicinandoci agli oltre 2400 metri dell’ incontriamo una parete a nord ancora ghiacciata dalla tempesta notturna. Mauro mi precede nascosto da un costone. All’improvviso mi urla “Attento, fai una foto!”. Ho la macchina in mano e scatto a caso seguendo la sagoma. Incontro fortunato e spettacolare. Sta planando a pochi metri da noi uno dei rapaci più grandi e caratteristici delle Alpi: l’aquila. Solo pochi secondi e il volo la porta lontano senza apparente fatica. In breve siamo tutti al colle. Foto di rito condivise con altri gruppi di appassionati. Proseguiamo nell’intento di raggiungere il Colle delle Finestre attraverso il Ciantiplagna. Lasciata la carrozzabile novecentesca, più bassa e prendiamo ulteriore quota seguendo la più piccola ed antica strada settecentesca tracciata dai Savoia “bugia nen” a servizio delle guarnigioni di confine. Nonostante l’inverno avaro di neve scopriamo che a nord e oltre i 2600 metri permangono nevai che rendono infido e pericoloso il proseguire. Rinunciamo a malincuore promettendoci di ritornare in piena estate. Rientriamo accompagnati da gruppi di ciclisti. Pian dell’Alpe è un arena naturale, la strada affollata da centinaia di appassionati che salgono verso il crinale che separa la Val di Susa dal versante del Chisone. La strada che sale da Meana è visibile per chilometri, il fondovalle millesettecento metri più in basso. A migliaia hanno già preso posto sulle gradinate naturali del colle cercando i campioni sui lontani tornanti. Le piccole sagome in cresta si stagliano nere nell’azzurro. Il corridore oggi le vedrà da lontano. Misureranno ai suoi occhi la distanza che ancora lo divide dal colle. Gli “indiani” aspettano. I loro cavalli d’acciaio pascolano felici fra i fiori delle praterie d’alta quota. Lo sguardo rivolto verso valle gli “indiani”attendono. Ingannano l’attesa addentando un panino e bevendo birra. Finché arrivano i segni dal cielo. In basso iniziano a volteggiare gli elicotteri e la strada comincia ad animarsi dei tipici segni che precedono i corridori. Le staffette della Polizia Stradale, la macchina di inizio corsa, le seconde ammiraglie che sbarcano i meccanici con ruote lungo il percorso sterrato e i massaggiatori con borracce al colle. La folla freme, si muove inquieta fra i sassi cercando il punto di osservazione più adatto. Gli elicotteri si avvicinano risalendo la valle in parallelo con i primi atleti. Un velivolo militare sorvola più volte la zona. La tribù alza i primi urli in coincidenza con l’apparire del primo corridore. Mancano ancora molti minuti prima dell’arrivo in vetta e già l’adrenalina scorre nelle vene degli appassionati. Eccolo! Il piccolo uomo si fa più grande, la sua fatica lo rende immenso ai nostri occhi. È partito da Verbania in gruppo ed ora è solo. In fuga a cercare la vittoria incitato da una moltitudine che non fa differenze di maglia e nazionalità, pronta a sostenere lo sforzo del primo e a premiare anche l’ultimo con un applauso ancora più grande. La maglia rosa sale leggera “en danseuse” controllando gli avversari: oggi non si corre per vincere il Giro. Dopo gli impassibili campioni arrivano, più umani, i gregari. Nei loro visi appare la fatica delle settimane di corsa. Energie spese discosto le telecamere e gli scatti. Saranno compensati dalla migliore e più intima delle soddisfazioni: l’abbraccio delle loro famiglie e degli amici. Non dimenticano che Uno di loro, da qualche giorno, pedala più alto del cielo. Anche per lui stringeranno mogli, compagne e figli.

Notte tranquilla e senza lune in quel di Pracatinat. La tappa di ieri fa segnare il passo a metà del gruppo. Per motivi diversi restiamo in sella solo in quattro. Non i migliori, forse solo i più fortunati, tengono duro e seguono le orme di un “vecchio” Re Leone sulla sterrata che porta al Rif. Selleries. Nella migliore delle tradizioni il percorso ci riserva un “mangia e bevi” che Mauro saluta con entusiasmo. Il cielo di oggi porta i tipici segni del cambiamento che verrà. Scenografiche striature bianche si intersecano a quote diverse. Lasciate le bici nei pressi del rifugio saliamo per evidente sentiero sino al lago non distante. La scenica conca lacustre accoglie anche un punto di appoggio per i guardaparco. Ieri abbiamo toccato il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand mentre la gita odierna resta nei confini del Parco Naturale Orsiera Rocciavrè. Di fronte a noi le rocce della punta Cristalliera. Scendiamo a pranzare. Per la gioia del Nobile da Lessona il cibo si rivelerà all’altezza delle sue aspettative. Scambiate due parole con la solitaria vicina di tavolo dobbiamo rientrare. Un gregge e il suo proprietario ci danno occasione di fare ancora due chiacchiere e di condividere la dura condizione di chi sceglie la pastorizia per arte, passione e mestiere. Ancora il tempo di qualche foto, doccia veloce e via verso casa.

Itinerari:

Pracatinat 1600 mt – Colle 2472 – Colle Finestre 2176

Da Pracatinat ha inizio la strada dell’Assietta. Nei pressi della sbarra un esauriente cartellonistica offre tutte le informazioni necessarie per l’escursione. Completamente ciclabile e, normalmente, frequentata da cicloturisti l’antica viabilità militare permette di osservare da vicino vari forti. Si parte dal ponte Rosso da cui si ammira la parte più alta dell’immensa fortezza di Fenestrelle per proseguire con il Serre Marie e poco più alto il caratteristico “Dado”. Al bivio con la strada asfaltata, che a destra porta al Colle delle Finestre, scendere sulla sinistra in breve sino a Pian dell’Alpe. Imboccare l’evidente e segnalata sterrata che con pendenze sempre abbordabili conduce all’Assietta. Nell’impraticabilità del Ciantiplagna discendere per lo stesso itinerario e,volendo, risalire al Colle Finestre. In totale circa 1200 mt di dislivello e cinque ore di tempo bici.

Pracatinat 1600 mt – Rif. Selleries 2050 mt – Lago Berg. del Laus 2259 mt

Dalla sbarra proseguire sino al piano di Pracatinat poco prima della fonte prendere la sterrata segnalata a destra. Risalire la piacevole conca con panoramica vista sulla valle sino al termine della strada che porta al rifugio e alla bella conca alpestre. Volendo proseguire a piedi (in attesa del pranzo…) è consigliabile salire con il sentiero 339 sino alla conca glaciale che ospita l’alpeggio e il lago (45 a piedi minuti dal rifugio). Sul sito del rifugio sono disponibili alcuni percorsi di rientro in sino a Villaretto, ovviamente occorre avere un auto per il recupero oppure prevedere ulteriori 600 mt di dislivello in salita.

Totale circa 700 metri di dislivello e tre ore di tempo bici con digressione al lago.

Circa l'autore

Re Leone

"Professore di Istituto Superiore. Appassionato di montagna che ha cominciato a frequentare sin da piccolo. Maratoneta e Biker instancabile. Legge di tutto, con preferenza per Mario Rigoni Stern. Cartografo ufficiale del Team DAHÜ, da lui partono quasi tutti gli itinerari più suggestivi. Componente della "Pattuglia Astrale", costola del Team DAHÜ che si dedica alle lunghe distanze, ha raggiunto Roma percorrendo la via Francigena nel 2010 e i Sentieri Francescani fra Toscana e Umbria nel 2011"

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