Colle Fenetre Durand
26 agosto 2010
Futuro prossimo venturo.
C’è un lungo filo ideale che lega questa “esplorazione” al nostro domani.
Luce e sole, un giorno di fine agosto ideale per la nostra escursione.
Il blu profondo cancella anche i mugugni del nobile venuto da Lessona, spiazzato per non aver potuto ottemperare il rito mattutino della colazione con cappuccio e brioches.
Armando è d’accordo: faremo seguire nota scritta di lamentela alla regione Valle d’Aosta per sanare questa grave mancanza di bar.
Ci mettiamo in marcia sgranocchiando una barretta.
Abbiamo di fronte a noi il Gran Combin, splendida montagna, nella cornice di ghiacci, rocce e spalti erbosi. La conca di By ci sta offrendo nella migliore delle vesti questo scorcio di tarda estate.
La strada sterrata è perfetta, ampia e ben battuta.
Ha solo un grave difetto: parte in discesa. Perdiamo quota fra i lamenti di Messer Mauro che, ovviamente, proseguono quando dobbiamo recuperarla.
La pendenza è mite, la pedalata piacevole.
Grandi lavori di manutenzione in corso nella valle. La vasta prateria si apre a ventaglio di fronte alle nostre bici. Le nuove baite che stanno nascendo non intaccano il fascino campestre dei piani glaciali, mentre il piccolo lago “a tre dita” da un tocco più mondano al luogo.
Dalla balconata naturale vista a volo d’uccello.
Le case di Ollomond e delle frazioni paiono un piccolo presepe in attesa della neve.
Oltre la valle si alzano le cime del Gran Paradiso precedute da una inconfondibile vetta: la Grivola.
Salutiamo alcuni operai che, gentilmente, fermano le gigantesche macchine d’opera per farci passare. Lavorano alla manutenzione della strada di servizio che porta agli alpeggi più alti.
Il fondo, in terra compattata, è molto meglio di vari asfalti sbrecciati che abbiamo incontrato nel viaggio verso Roma.
Con agili tornanti la strada supera le balze della valle e si insinua in un pianoro delimitato dalle creste seghettate del Mont Gelè e dalla ultima cresta del Monte Avril.
Il colle è sempre più vicino.
Inizia il sentiero e siamo ancora in sella. Percorso abbordabile nella prima parte e, infine, la pedalata si interrompe di fronte alla morena.
Lasciamo i mezzi accanto ai grossi massi che punteggiano il termine dei prati di alta quota e ci incamminiamo sul sentiero verso il colle. Un ultimo lago glaciale color latte e siamo arrivati.
Il confine svizzero è a pochi metri.
“Il passaggio della rete fu scabroso – scrive la madre di Gianfranco Sarfatti*, Eloisa -; dovemmo passare ventre a terra. Gianfranco mi tirò fuori da quella specie di rigagnolo fangoso in cui mi dibattevo disperatamente, poi tornò indietro a recuperare le valigie.
Ci trovammo in Svizzera bagnati, un po laceri e spettinati, ma l’idea di essere in salvo ci compensava di tutto.
“Cielo stellato” era la parola d’ordine convenuta affinché la nostre guide potessero riferire del nostro felice passaggio.
Il cielo era davvero pieno di stelle.”R. Broggini, Terra d’asilo, i rifugiati italiani in Svizzera (1943-1945), 1993.
*1922-1945. Gianfranco Sarfatti, esule in Svizzera per sottrarsi alla deportazione degli ebrei, rientrerà in Valle d’Aosta con il nome di battaglia “Gaddo”, partecipando alla lotta di liberazione.
Morirà in combattimento alla Morgnetta di Fénis.In questo ultimo lembo d’Italia si ricorda il passaggio dei molti esuli con questo toccante scritto.
Durante l’ultimo conflitto anche il futuro presidente Luigi Einaudi fuggì, il 23 settembre del 1943, in una giornata di tormenta.
La targa in bronzo, calda sotto il sole, fa contrasto con il freddo del passato che ricorda.
Mangiamo oltre confine, il “Ristorante Tre Barrette” è sempre aperto ma non incontra i favori del mitico gourmet Mauro e, per la verità, neanche dei nostri palati.
Oggi questo è compensato dallo spettacolo dei ghiacciai che si perdono all’orizzonte.
Otemma, Arolla e la Vallée de Bagnes riempiono occhi e cuore della Pattuglia Astrale in perlustrazione.
Mettiamo nel cassetto con la targhetta “Futuro prossimo venturo” il periplo del Gran Combin.
Cartografia IGC n.5 Cervino e Monte Rosa 1:50.000
Percorso ben visibile e senza nessuna difficoltà.
Quando inizia lo sterrato, al primo evidente bivio, tenere la destra in leggera discesa.